Caterina Motta

Nata a Pomarico (Mt) nel 1973, si è laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di Bari con una tesi in Paleografia latina (relatore: prof. Francesco Magistrale). Nella medesima Università, ha conseguito il dottorato di ricerca in “Civiltà e cultura scritta fra tarda antichità e medioevo” (titolo della tesi: Le Bibbie Atlantiche di area toscana: struttura materiale, amanuensi e organizzazione di copia) e ha collaborato, nel 2008, al progetto di ricerca “Cultura grafica e produzione libraria nel Mezzogiorno medievale”. Dal 2009 è cultore della materia di Codicologia, Diplomatica, Forme e funzioni del libro manoscritto e Paleografia latina. È abilitata all’insegnamento secondario nella classe di concorso A0/52.

Pubblicazioni:
Schede di manoscritti, in Arte in Puglia dal Medioevo al Settecento. Medioevo, catalogo della mostra (Foggia, Museo Civico, 30 dicembre 2009-30 aprile 2010), a cura di F. Abbate, De Luca editori d’Arte, Roma 2009 (in corso di stampa).


Titre et résumé de la conférence :

Osservazioni codicologiche e paleografiche sulle più antiche Bibbie atlantiche toscane

Si presentano i risultati, al momento sottoposti ad ulteriori indagini, di uno studio concernente gli aspetti codicologici e grafici di cinque Bibbie atlantiche, conservate presso la Biblioteca Angelica di Roma, ms. 1272 (I), e la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, mss. Fiesol. 4, Mugell. 1, Plut. 15.10 e Plut. 25.1. Esse sono riferibili complessivamente alla fascia cronologica compresa tra l’ultimo quarto del secolo XI e il primo quarto del XII e sono comunemente attribuite alla Toscana, ad eccezione della Bibbia Plut. 15.10, quest’ultima di controversa localizzazione. Dal punto di vista della composizione materiale, i manoscritti in oggetto si articolano in moduli di due o più fascicoli, corrispondenti in linea di massima alle principali partizioni della Vulgata. Espedienti di tipo sia materiale sia grafico garantiscono a ciascun blocco fascicolare autonomia e unità di contenuto e, allo stesso tempo, consentono di assemblare le varie parti senza soluzioni di continuità. La stesura di ogni Bibbia risulta affidata ad un’équipe di amanuensi di livello grafico differente. L’esame paleografico, oppurtanamente congiunto a quello codicologico, ha evidenziato anche una serie di altri elementi, i quali portano ad affermare quasi con certezza che i copisti impegnati nella trascrizione di questi manufatti lavorarono simultaneamente, cooperando a gruppi alla redazione delle singole unità modulari.

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